"Il segreto della vita cristiana è l'amore. Solo l'amore riempie i vuoti, le voragini negative che il male apre nei cuori." Papa Francesco 8/10/2013
venerdì 30 gennaio 2015
Santo del giorno
Si chiamava Clarice, era molto bella e di famiglia principesca. Nata a Vignanello, diocesi di Civita Castellana, nel 1585, sui 20 anni entra fra le clarisse del monastero di San Bernardino, a Viterbo, dove c’era già sua sorella Ginevra. Ma mentre questa vi si trovava per propria scelta vocazionale, Clarice non si fa monaca: rimane terziaria francescana assumendo il nome di Giacinta e vive per 15 anni in due camerette ben arredate «tra molte vanità e sciocchezze» come poi lei stessa scriverà. Ad un certo punto si ammala, mentre avvengono alcune morti in famiglia, e lì comincia la sua conversione. Con 24 anni trascorsi in povertà ed eroiche penitenze, riparerà le debolezze passate. Dopo avere abbandonato le due camerette per sistemarsi una cella priva di tutto, volendo ripetere nel suo corpo la Passione del Signore, si macera con ogni genere di tormenti, dal digiuno prolungato ai flagelli, dal dormire sulla nuda terra alle veglie in continua preghiera trascinando sulle spalle una pesante croce. A queste penitenze volontarie si aggiungono le immancabili prove per chi tende alla perfezione, come malattie, disprezzi o tentazioni. Non essendo come terziaria tenuta alla clausura, svolge una intensa attività di carattere sociale soccorrendo i poveri, assistendo i malati e visitando i carcerati. In questo servizio di carità trova dei collaboratori, spesso persone convertite dal suo esempio, e si fa promotrice di varie istituzioni, tra cui quella dei “Sacconi” (così chiamati per il sacco che i confratelli indossavano nel loro servizio) e quella degli Oblati di Maria per l’assistenza agli anziani poveri. La sua continua unione con Dio raggiunge in determinate occasioni lo stato estatico abituale, col dono della profezia e della scrutazione dei cuori. Muore il 30 gennaio 1640. La venerazione del popolo per le sue spoglie è tale che si dovrà rivestirla tre volte perché gli abiti vengono tagliuzzati dai devoti per farne reliquie. Beatificata nel 1726, sarà canonizzata nel 1807.
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