"Il segreto della vita cristiana è l'amore. Solo l'amore riempie i vuoti, le voragini negative che il male apre nei cuori." Papa Francesco 8/10/2013
sabato 10 gennaio 2015
Santo del giorno
Fratello minore di san Basilio Magno, nacque intorno al 335 a Cesarea di Cappadocia. Si conosce ben poco della sua giovinezza. Volendo abbracciare lo stato ecclesiastico, venne ordinato lettore, ma poi si lasciò fortemente influenzare dalla cultura classica, specialmente da quella che viene chiamata la “seconda sofistica” e abbandonando la sua prima destinazione divenne professore di retorica e prese moglie. Suo fratello Basilio e Gregorio di Nazianzo, che si erano ritirati in solitudine ad Annesi sulle rive dell’Iris, gli rinnovarono i loro appelli ed egli finalmente decise di raggiungerli (forse era già vedovo). Nel ritiro trascorse il suo tempo nella preghiera e nello studio dei grandi Dottori, scrivendo il trattato De Virginitate. Nel 370 il fratello Basilio, diventato vescovo di Cesarea, fece nominare vescovo di Nissa il fratello; in quella regione gli ariani, ancora abbastanza organizzati, non tardarono a causare a Gregorio gravi fastidi: giunsero perfino a convincere Demostene, il vicario del Ponto, che Gregorio dilapidava i beni della sua Chiesa, così che un sinodo, riunito nel 376, lo depose condannandolo all’esilio. Egli non poté riavere la sua sede che due anni più tardi, facendovi peraltro un ingresso trionfale fra l’entusiasmo dei suoi fedeli. Nel 379 Gregorio partecipò al concilio di Antiochia, facendosi notare per la sua eloquenza e per le sue conoscenze teologiche; poi fu inviato in missione nelle Chiese del Ponto e dell’Armenia. Agli inizi del 380, assistette alla morte della sorella Macrina, nel monastero di Annesi da lei fondato. Nel concilio ecumenico di Costantinopoli – nel 381 – fu considerato dai padri la «colonna dell’ortodossia». Morì intorno al 395, poco dopo un altro sinodo convocato nella capitale orientale nel 394, al quale aveva preso parte. Lasciò importanti scritti teologici, esegetici e ascetici, oltre a numerose omelie, che fanno di lui il più speculativo e più profondo dei Padri greci del IV secolo.
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