"Il segreto della vita cristiana è l'amore. Solo l'amore riempie i vuoti, le voragini negative che il male apre nei cuori." Papa Francesco 8/10/2013

venerdì 6 febbraio 2015

Santo del giorno

Paolo Miki fu il primo giapponese ad essere accolto in un ordine religioso e il primo gesuita martire in Giappone. Nato nel 1556 a Kioto in una famiglia benestante, battezzato quando aveva 5 anni e a 20 entrò nel seminario dei Gesuiti di Anzuciana e due anni dopo fu iscritto fra i novizi della Compagnia di Gesù. Trovò difficoltà nello studio del latino, mentre divenne un buon conoscitore delle dottrine e delle usanze buddiste: tale conoscenza in seguito si rivelò molto utile perché egli fu in grado di sostenere con efficacia dispute e discussioni con i dotti locali, convincendone molti ad abbracciare il Cristianesimo. Era anche molto ricercato per la predicazione. Verso la fine del secolo XVI si scatenò in Giappone una violenta persecuzione anticristiana ad opera delle autorità locali. Tra le vittime ci fu anche Paolo che, arrestato il 26 dicembre 1596 a Osaka, trovò in carcere tre gesuiti, tra cui un suo compagno di noviziato, e sei francescani missionari, con diciassette giapponesi terziari francescani e catechisti. Trasferito insieme a loro nelle carceri di Meaco, fu condannato a essere crocifisso, dopo avere subito vari maltrattamenti e torture: prima gli fu mozzato l’orecchio sinistro, poi durante il viaggio di trasferimento a Nagasaki fu esposto alla derisione e al disprezzo delle popolazioni. Negli ultimi istanti della vita dimostrò un notevole coraggio rivolgendo parole di incitamento alle numerose persone presenti e invitandole ad aderire alla fede cristiana; poi espresse il suo perdono ai carnefici suscitando intensa commozione. Si recò verso il luogo della crocifissione recitando le parole di Cristo sul Calvario: «In manus tuas Domine commendo spiritum meum» (nelle tue mani, Signore, affido il mio spirito). L’esecuzione con due colpi di lancia al cuore avvenne il 5 febbraio 1597 su un’altura nei pressi di Nagasaki, denominata più tardi dai cristiani la «santa collina». Urbano VIII lo beatificò nel 1627 e Pio IX lo canonizzò nel 1862.

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