Nato nel 1580 in Catalogna da famiglia profondamente cristiana, entrò nella Compagnia di Gesù a Tarragona e compì gli studi di filosofia a Palma de Maiorca nel collegio Montesión, dove il santo portinaio Alfonso Rodriguez esercitò su di lui una profonda influenza, che fu determinante per la vita religiosa e la sua vocazione missionaria. Iniziò gli studi di teologia a Barcellona, completandoli poi a Cartagena in Colombia, dove fu ordinato sacerdote nel 1616. Venne poi scelto per la nuova missione a Nuova Granada, incaricato dell’apostolato presso gli schiavi negri: uomini, donne e fanciulli strappati alla loro terra che affluivano ogni anno a decine di migliaia, trattati con brutalità, esposti ad ogni sorta di sevizie e mutilazioni, senza alcuna cura sanitaria, oggetto di crudeltà e di immoralità dei loro padroni. Nell’aprile 1622, nel fare la professione definitiva, volle aggiungere ai classici tre voti di povertà, castità e obbedienza un quarto voto, quello di lavorare interamente alla conversione dei negri, definendosi “Petrus Claver Aethiopum semper servus”. Cercava di far fronte a tutti i bisogni corporali e spirituali degli chiavi di ogni età, dei prigionieri e dei condannati a morte, del malati e dei lebbrosi. Nutriva, curava, consolava, portava alla fede i pagani (si dice che ne battezzò circa trecentomila), non limitandosi al solo battesimo, ma facendosi apostolo della Comunione frequente e diffondendo la devozione al Cristo sofferente e alla Vergine. Il tutto rafforzato dall’esempio di una povertà evangelica e di una severa penitenza corporale. Il Signore volle accordargli alcuni doni particolari, tra cui saper leggere nelle anime, prevedere il futuro e compiere guarigioni straordinarie. Morì a Cartagena, dopo una lunga malattia, l’8 settembre 1654. Beatificato nel 1851, fu canonizzato nel 1888 insieme al proprio “maestro” Alfonso Rodriguez. Leone XIII lo dichiarò nel 1896 patrono universale delle missioni tra le popolazioni nere.
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