"Il segreto della vita cristiana è l'amore. Solo l'amore riempie i vuoti, le voragini negative che il male apre nei cuori." Papa Francesco 8/10/2013
domenica 12 ottobre 2014
Santo del giorno
Nato nel 1540 a Montegranaro in provincia di Ascoli Piceno da una famiglia di poveri contadini, Felice Giovannuzzi si dedicò a pascolare il gregge e, alla morte del padre, aiutò il fratello muratore come manovale. Mentre eseguiva dei lavori in una casa di Loro Piceno, ascoltando la figlia del padrone che leggeva libri spirituali, sentì la chiamata alla vita religiosa e, consigliato dalla giovane, bussò al convento dei cappuccini di Tolentino dove, alla vestizione, prese il nome di Serafino. Peregrinò si può dire per tutti i conventi delle Marche perché, nonostante la buona volontà che poneva nell’espletamento dei suoi compiti, non riusciva ad accontentare i superiori, che non gli risparmiavano rimproveri e castighi, accettati sempre a lui con grande umiltà. Si riscattò come portinaio e cercatore perché, a contatto coi più svariati ceti, sapeva trovare parole opportune, squisita delicatezza di sentimenti e perfetta fusione tra la semplicità dei suoi modi e la gravità dell’uomo maturo, per condurre gli uomini a Dio. In molti episodi della sua vita sembra che si rivivano i tratti più salienti di quella del Poverello di Assisi, o alcune delle pagine più caratteristiche dei Fioretti francescani. Attorno al 1590 si stabilì definitivamente ad Ascoli, nel convento di S. Maria in Solestà. La città si affezionò talmente a lui che nel 1602, essendosi diffusa la notizia che intendevano trasferirlo in altro luogo, le autorità scrissero subito ai superiori per sventare la minaccia. L’umile fraticello, messaggero di pace e di bene, esercitava infatti un influsso grandissimo presso tutti i ceti e la sua parola – o la semplice sua presenza – riusciva a ricomporre situazioni difficili, a placare odii inveterati, a infervorare alla virtù, a moderare i costumi. La morte lo colse il 12 ottobre 1604 e tutta Ascoli si commosse, accorrendo per venerarne la salma. Benedetto XIII lo beatificò nel 1729 e Clemente XIII lo canonizzò il 16 luglio 1767.
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