Nell’udienza generale alle Associazioni
cristiane dei lavoratori italiani (Acli) Papa Francesco parla della precarietà,
del lavoro nero e del ricatto malavitoso, ma soprattutto affronta il tema della
disoccupazione giovanile ormai arrivata a toccare il 43%. Il Pontefice afferma
con forza che la mancanza del lavoro toglie dignità e impedisce la pienezza di
vita umana soprattutto ai più giovani, a cui non possono essere tarpate le ali
perché hanno «tanto da dare con la loro intelligenza e capacità», ma «vanno
liberati dai pesi che li opprimono e impediscono loro di entrare a pieno
diritto e quanto prima nel mondo del lavoro». Sono parole queste che danno
forza e che cercano di smuovere gli animi di tutti affinché si trovi una
soluzione per uscire da una palude come quella attuale per tornare a vivere una
vita serena. Le parole del Papa ci devono trasmettere speranza e voglia di
riscatto, voglia di rinascere e dire basta a questa situazione, che non può essere
perpetua. Come dice anche il papa, non esiste solo l’aspetto economico e
sociale del lavoro, bensì esiste una teologia del lavoro che eleva la natura
dell’uomo, ne favorisce la dignità chiamando la creatura a collaborare con il
Creatore. A conclusione dell’udienza il Santo Padre ha citato le parole di San
Giovanni Paolo II: «vi invito a realizzare un sogno che vola più in alto.
Dobbiamo far si che, attraverso il lavoro, il lavoro libero, creativo,
partecipativo e solidale, l’essere umano esprima ed accresca la dignità della
propria vita». Allora cerchiamo di realizzare questo sogno, cioè quello di
riuscire, noi giovani, a costruire un domani diverso partendo dalle radici
Cristiane, da valori saldi, perché il nostro futuro non sia incerto e perché
questa nostra società sappia reagire con forza alle immancabili difficoltà.
Solo così, ne sono certo, potremo migliorare l’armonia e la giustizia nel
nostro vivere quotidiano.
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