Giovanni della Croce è il dottore classico della teologia mistica. Nato a Fontiveros, in Castiglia, nel 1542 da nobile famiglia decaduta, ricevette la formazione intellettuale nel collegio dei Gesuiti mentre prestava servizio come infermiere presso un ospedale. Nel 1563 abbracciò la vita religiosa presso i fratelli carmelitani della Vergine a Medina del Campo; poi, dopo aver rinunciato a farsi certosino avendo conosciuto Teresa d’Avila, entrò nell’ordine carmelitano, conquistato alla riforma che la santa aveva avviato per riportare le comunità alla primitiva regola, redatta verso il 1209, che si era attenuata nel 1431. Con due compagni iniziò la sua opera a Duruelo (Vecchia Castiglia), successivamente fu a Mancera, a Pastrana (come maestro dei novizi), e per 16 mesi nel collegio universitario di Alcalà. Dal 1572 al 1577 fu confessore delle carmelitane del monastero dell’Incarnazione ad Avila, dove Teresa lo aveva presentato come «un padre che è un santo». Ma nel 1575 un capitolo generale dei carmelitani, a Piacenza, emise un severo giudizio contro i riformatori, considerati «ribelli, disobbedienti e contumaci» e Giovanni nel 1577 fu rinchiuso in una cella a Toledo per 9 mesi, durante i quali subì pene fisiche e morali fino all’angoscia mistica del Getsemani, che descrisse poi nel Cantico spirituale.
Per intervento della Madonna poté fuggire presso delle carmelitane che lo nascosero, e passò quindi in Andalusia trascorrendovi il resto della sua vita, prima come superiore e fondatore del convento di Baeza (1579), cominciano lì a redigere “Salita al monte Carmelo” e “Notte oscura dell’anima”; quindi come priore a Granada (1582) dove ultimò il “Cantico spirituale” e la “Fiamma viva d’amore”. Nel 1588 fu priore a Segovia, ma poi venne emarginato dal Capitolo Generale di Madrid del 1591. Morì pochi mesi dopo, il 14 dicembre, nel convento di Ubeda. Canonizzato nel 1726, fu proclamato dottore della Chiesa nel 1926.
Nessun commento:
Posta un commento