"Il segreto della vita cristiana è l'amore. Solo l'amore riempie i vuoti, le voragini negative che il male apre nei cuori." Papa Francesco 8/10/2013

martedì 4 novembre 2014

La persecuzione e il marchio della vergogna


La comunità cristiana di Mosul, la seconda città dell’Iraq, esisteva già 1700 anni fa. Ora però, dopo l'editto degli estremisti musulmani sunniti dello Stato islamico, è quasi del tutto sparita. I miliziani dell'Isis, guidati da Abu Bakr al Baghdadi hanno scatenato una durissima campagna di terrore contro le minoranze religiose non islamiche. I cristiani si sono rifugiati nel Kurdistan o in alcuni villaggi ancora non conquistati dai fondamentalisti. Ma nei loro confronti è caccia all'uomo. Nel 2003, quando cadde Saddam Hussein, a Mosul i cristiani erano sessantamila. Ora sono quasi dimezzati: trentacinquemila. Il Papa molto spesso durante l’Angelus ricorda la tragedia dei cristiani perseguitati. Il Pontefice segue sempre con preoccupazione le notizie che giungono dalle comunità cristiane sparse in tutto il Medio Oriente e mette in luce spesso come sin dall’inizio del cristianesimo le comunità cristiane hanno vissuto con i loro concittadini musulmani offrendo un contributo per il benessere della società. Ciò nonostante, dal 14 luglio i miliziani del Califfato hanno iniziato a segnare con la lettera N (Nasrani, seguaci del Nazzareno) le abitazioni degli Shabak e dei turcomanni sciiti. Marchio che i jihadisti intendono della vergogna, ma non sono coloro che lo subiscono a doversi vergognare, bensì coloro che lo impongono. Le persone che abitano le case “marchiate” dovevano entro il 17  luglio scorso scegliere se convertirsi, pagare la jizia, (una tassa applicata solo ai non musulmani) o lasciare le loro case. L’alternativa per chi non accetta la nuova legge è “la spada” della sharia, come intima il Califfo Ibrahim. Noi cristiani dell’occidente seguiamo l’appello di Papa Francesco, ossia quello di pregare per i nostri fratelli perseguitati e cacciati via dalle loro case, per far si che arrivi la nostra vicinanza a quelle persone che, in nome di un’assurdità, vengono barbaramente uccise.

Nessun commento:

Posta un commento